Sentinella, a che punto è la notte?

Teresa Isenburg*

Dove era l’Occidente.

Alla domanda secolare sopra ricordata la prima risposta è che siamo dunque nella notte, in quella fase incerta in cui il primissimo albore consente di intuire il profilo di alcuni scenari. E quello che appare è il delinearsi di una trasformazione, che passa anche attraverso lo scontro, delle relazioni fra Occidente e il resto del mondo con l’entrata di nuovi attori fra cui il cosiddetto Sud Globale. L’Occidente si è assai ristretto. Al momento della sua massima espansione spaziale ed ideologica esso raccoglieva l’Europa con i suoi vasti territori coloniali, gli Stati Uniti con le sue semicolonie, Australia e Nuova Zelanda, mentre mai di esso fecero parte Russia e Cina e il Giappone storicamente altrove fu inserito recentemente manu militari e con il crimine atomico. Questo imponente mosaico si formò attraverso un alto numero di conflitti armati nonché grazie all’ esportazione di alcuni tasselli indispensabili ad esso, come il modo di produzione schiavista e la cultura del destino civilizzatore dell’uomo bianco. L’edificio cominciò a sgretolarsi per l’uscita tangenziale dall’orbita occidentale della Russia divenuta URSS nel 1979 e poi della infinita e ininterrotta lotta dei popoli coloniali e degli schiavizzati.

Dove è oggi l’Occidente.

Privato delle sue appendici coloniali, fallito il tentativo di incorporare in posizione subalterna la Russia dopo la dissoluzione dell’URSS, oggi l’Occidente comprende fondamentalmente tre blocchi: Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, avviluppati da una rete di basi militari collocate in paesi consenzienti (ma non necessariamente alleati pienamente affidabili) sostenuta dal pattugliamento delle navi militari statunitensi che solcano senza sosta gli oceani. All’opzione di tentare di conservare egemonia e dominio per via militare si affianca l’uso delle sanzioni unilaterali contro paesi che gli USA considerano pericolosi per se stessi. Queste ultime danneggiano molto gli scambi internazionali avendo la pretesa di colpire anche paesi terzi che non c’entrano, complicano la vita dei cittadini dei paesi colpiti, alimentano il contrabbando e il formarsi di gruppi di potere che poi passano ad occupare lo spazio della politica e dell’amministrazione. In questo senso il caso dell’Iraq è forse stato quello più scandaloso e amorale. Si tratta di qualche cosa di molto diverso da quanto le Nazioni Unite prevedono per l’applicazione concordata internazionalmente appunto di sanzioni economiche e commerciali in casi specifici e con modalità definite. 

Lo stravolgimento delle procedure

 Dal punto di vista ideologico questo schema volto a mantenere il dominio si appoggia sul non verificato presupposto che il sistema modello rappresentativo  parlamentare definito democrazia sia l’ unica forma adeguata e quindi legittima di organizzazione politica di ogni paese e che chi non lo segue è reo di costruire automaticamente situazioni di autoritarismo  o dittature.  E questo proprio nel periodo in cui la decadenza dei partiti politici quali elementi di mediazione fra cittadini e rappresentanze politiche ha scardinato in buona parte la logica che guidava tale sistema mentre le nuove forme di comunicazione aprono uno spazio di manipolazione incontrollata sugli elettori. Senza contare le procedure elettorali che inseriscono sbarramenti quantitativi di voti per il riconoscimento delle formazioni politiche, le varie formule di premi di maggioranza che da un lato cancellano milioni di voti espressi e dall’altro annullano la logica di confronto fra maggioranza e opposizione che finalmente è il nodo qualificante di una compagine rappresentativa democratica. A tacere della eccessiva quantità di denaro che ruota attorno a ogni tornata elettorale.

Il sud globale.1

E’ in questo contesto di modificazione degli equilibri ( o forse sarebbe meglio dire degli squilibri) che si profilano  situazioni differenti, una delle quali è una certa convergenza fra paesi assai diversi fra loro ma accomunati dal non fare parte al cosiddetto Occidente in quanto hanno livelli di vita molto più bassi, diseguaglianze socioeconomiche  che minano la possibilità di sopravvivenza per larghe masse, servizi pubblici ombratili, scarso ruolo e riconoscimento  internazionale  ecc. A questa riconfigurazione a un certo momento viene dato il nome di Sud Globale, termine un po’ vago che è entrato nel linguaggio corrente. Un ruolo importante è svolto dal Brics, quella alleanza nata intono al 2008 che collega paesi emergenti di grandi dimensioni (inizialmente Brasile Russia India Cina e dal 2011 Africa del Sud) tutti esterni all’Occidente. Politicamente questo sodalizio, che col tempo ha visto crescere le adesioni, offre un punto di riferimento e di coordinamento per diversi governi anche per le prese di posizione nelle sedi internazionali. Economicamente fondamentale è il Nuovo Banco di Sviluppo istituito nel 2014 con sede a Shangai e diversi uffici regionali che di fatto rompe il monopolio del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale per la concessione di prestiti agli Stati che ne facciano richiesta.

Il Sud Globale 2

Ma un cambiamento forte nel Sud Globale lo ho portato la guerra in Ucraina del 2022 e l’attivazione di sanzioni contro la Russia passibili di essere applicate ai paesi che ad esse non si adeguassero. L’enormità del sopruso e dei danni da esso prodotti hanno in un certo senso dato materialità a quella che era una formula vaga. Il Sud Globale ha rafforzato il suo contenuto politico, il fatto cioè che i suoi interessi e progetti non coincidono con quelli dell’Occidente, e ha offerto un sostegno agli stati decisi a non sottomettersi al rispetto delle sanzioni nonostante le pressioni e minacce esercitate dai sostenitori della Ucraina, ostili a qualunque trattativa.  Per questo diveniva sempre più necessario attivare circuiti finanziari alternativi, cosa in parte realizzata, alla molto occidentale rete Swift che avvolge il pianeta e consente di bloccare le transazioni. La guerra di Gaza con i suoi orrori costruiti in modo mirato e molto razionale ha rafforzato l’avversione del Sud Globale verso l’Occidente ravvivando la profonda radice anticoloniale e la percezione di appartenere ad un altro insieme concettuale, per esempio quello della trattativa versus quello bellicista per affrontare i passaggi di crisi. E va sottolineato che fra i molti differenti soggetti che compongono il Sud Globale sulla posizione da assumere nei confronti delle guerre in corso vi è stata e vi è una convergenza di fatto, a differenza di quanto avvenuto in altri momenti.

Le destre

 Da un lato, dunque, sembra declinata un’epoca in cui l’Occidente era il paradigma dominante contro il quale ci si ribellava, ma sempre ad esso ci si richiamava, e altra è in fase di consolidamento in cui Occidente è di molto ridotto, ma non si rassegna a ripensarsi, mentre il Sud Globale ha scelto di costruire un proprio cammino possibilmente libero culturalmente dal costante confronto con il proprio antico dominatore. Né va dimenticato che alcune vaste porzioni del pianeta non hanno mai conosciuto tale destino, cioè la Cina e la Russia, mai dominate, mai parte dell’Occidente. Ma nello scenario vi sono altri attori ed in particolare la destra in versione estrema che conquista consensi e occupa il potere in entrambi gli universi ai quali si fa qui riferimento. Con discorso ideologico incentrato su valori morali (famiglia, ruolo domestico della donna, ossessione della sessualità, importanza della religione, assenza totale di un riferimento al lavoro il tutto presentato nella luccicante confezione dell’istigazione all’odio nei confronti di tutto ciò che non coincide con il “mio”modo di vedere) le destre avanzano a nord e a sud dell’Equatore e  tessono reti di collegamento internazionale ben funzionanti. Ciò certamente introduce un cuneo all’interno dell’informale, ma convergente Sud Globale: basti pensare al governo Bolsonaro (2019-2022) in Brasile e al governo Javier Milei (2023) in Argentina che si sono immediatamente riallineati (pur con qualche limite ad esempio sull’ Ucraina) con gli Stati Uniti e i governi di destra europei.

Che fare? Ovviamente non ho risposta. Ma penso che per una sinistra occidentale che ritenga che il proprio compito sia modificare il mondo per renderlo più socialmente giusto, inclusivo e ambientalmente pulito e non pericoloso prioritario è coltivare relazioni e scambi con questo confuso Sud Globale cercando di limitare i danni che i governi dei nostri paesi, e penso soprattutto all’Europa, arrecano non solo ai propri cittadini ma a uomini e donne del pianeta. Forse è possibile immaginare e realizzare azioni congiunte per spezzare l’assuefazione alla guerra, per impedire che  Italia il principale ramo produttivo sia quello degli armamenti, per evitare che si scelga la strada del nucleare per produrre energia creando ai nostri discendenti problemi insolubili per la scorie radioattive. In qualche modo è urgente uscire dallo stato di letargia ipnotica in cui sembra che chi pensa a un mondo diverso sia caduto per accelerare il giungere delle prime luci di una aurora.


*Teresa Isenburg, già docente di Geografia politica ed economica all’Università degli Studi di Milano.

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