Uno sguardo dove la scienza è audace: per esempio Cuba
Rosella Franconi*
L’espansione della pandemia Covid-19, oltre ad aver messo in discussione la capacità di risposta dei sistemi sanitari della maggior parte dei Paesi (e del nostro, fiaccato da anni di colpi neoliberisti), sta sovvertendo l’organizzazione delle società, esaltando le disuguaglianze e smascherando gli effetti di un capitalismo sempre più predatorio. È necessario un cambio di paradigma: “La pandemia è un’opportunità”, “Niente dovrà essere come prima” sono frasi ripetute come mantra. Ma da dove iniziare?
La pandemia Covid-19: un’opportunità per lo sviluppo scientifico?
I Paesi che investono molto in ricerca sono apparentemente quelli più resilienti verso la pandemia. In Italia, questi investimenti sono inferiori a quelli degli altri Paesi dell’UE e approfittando del Recovery Fund è stato lanciato l’ennesimo appello per il raddoppio dei fondi.
Ho aderito all’appello, ma dopo circa 35 anni spesi nella ricerca pubblica, fatico ancora a capire qual è la visione su questa come motore del progresso del nostro Paese. Un esempio recente: il governo ha investito qualche milione di euro sullo sviluppo di un vaccino e di anticorpi contro Covid-19, diventando azionista di maggioranza insieme a una ditta italiana (in realtà svizzera, che collabora con una multinazionale) e a una fondazione privata, rispettivamente. Senza criticare l’indubbia eccellenza dei partner coinvolti, qual è stato il criterio di scelta? La ricerca pubblica avrebbe potuto sviluppare le stesse (o altre) strategie? Inoltre, siamo certi che quella economica sia l’unica questione fondamentale?
Se niente dovrà essere come prima, sogno una nuova scienza dove le ricercatrici e i ricercatori, oltre a capacità e competenze, avranno anche doti di “pensiero” e saranno “classe dirigente”, contribuendo con la loro visione alla (ri) costruzione di una società nuova, dove la scienza concorrerà a soddisfare i bisogni dell’essere umano (“Pensare come Paese”).
La sfida è grande, considerando anche la diffusa diffidenza verso l’intellettuale/ esperto e le varie forme di irrazionalismo (nichilismo, negazionismo, misinformazione, disinformazione ecc.) che hanno a che fare con uno spaesamento generale ma soprattutto con la carenza di cultura scientifica di base e con la (s)fiducia verso gli scienziati.
In momenti come questi è utile volgere lo sguardo altrove, alla ricerca di modelli virtuosi.
La resilienza di Cuba a Covid-19: il frutto di una scelta strategica originale
Da anni, insieme ad Angelo Baracca, mi interesso della ricostruzione dello sviluppo scientifico di Cuba1. È perciò inevitabile puntare lo sguardo su questa piccola isola, priva di risorse naturali e sotto un lungo e criminale bloqueo (esasperato dall’amministrazione Trump). Cuba sta sviluppando vaccini propri contro il coronavirus, ha inviato le sue brigate mediche in nostro soccorso (e in altri 39 Paesi) e, nel complesso, sta rispondendo efficacemente alla pandemia (a parità di popolazione, il Belgio conta 10.489 morti, Cuba 127). Come è possibile?
Quando nel 1959 la Rivoluzione cubana irruppe sulla scena mondiale, il giovane (e colto) governo rivoluzionario assunse una sfida che appariva impossibile: sviluppare un sistema scientifico avanzato per rispondere alle esigenze della popolazione (Fidel Castro, Il futuro del nostro Paese deve essere necessariamente un futuro di uomini di scienza, 1960). Tra i primi provvedimenti vi furono una massiccia ed efficace campagna di alfabetizzazione (José Marti, Il solo modo per essere liberi è essere colti), la trasformazione delle caserme in scuole, l’istituzione dell’istruzione gratuita, la creazione di un sistema sanitario universale e gratuito e di un sistema di ricerca scientifica e tecnologica avanzato. È impossibile qui riepilogare tutte le tappe di questi sviluppi, che abbiamo discusso in dettaglio nei nostri libri: è fondamentale però sottolineare che questa scelta confermò la sua solidità quando nei primi anni ‘90 l’URSS collassò e l’economia cubana crollò del 40% (“Periodo Especial”):
“…sorprendentemente per il mondo (ma non per cubani), Cuba uscì vittoriosa da quella prova. La sovranità nazionale fu difesa con successo, la coesione sociale, gli indicatori di salute e di educazione, l’occupazione e la protezione sociale vennero mantenuti… il turismo crebbe, l’industria biotecnologica moltiplicò le sue esportazioni… La presenza e la resistenza della rivoluzione cubana furono catalizzatori che contribuirono all’ascesa delle forze della sinistra in vari paesi dell’America Latina”2.
Cuba, dagli anni ’80, aveva sviluppato un settore biotecnologico e un’industria farmaceutica statale (“BioCubaFarma”) che ha raggiunto livelli riconosciuti di eccellenza mondiale e costituisce una delle principali fonti di ingresso di valuta pregiata per il Paese. Oggi, insieme alle misure di vigilanza attiva adottate dal governo contro la pandemia, l’industria biotecnologica cubana fornisce vari prodotti (trattamenti preventivi, antivirali o anti-infiammatori) che sono statiriposizionati e usati in clinica3, contribuendo alla riduzione del numero dei pazienti critici e della mortalità (circa 10 volte inferiore rispetto al tasso mondiale). Il portafoglio include anche candidati vaccinali specifici in studio clinico, che dovrebbero contribuire al controllo definitivo di questa malattia a Cuba.
Il capitale umano e l’economia della conoscenza: una rivoluzione in continua evoluzione
Il fenomeno “singolare e significativo” dello sviluppo scientifico di Cuba è perciò conseguenza diretta delle scelte decisive e coraggiose fatte dal governo cubano sin dai primissimi giorni della Rivoluzione, che mobilitarono l’intero corpo scientifico e intellettuale cubano su un progetto di sviluppo avanzato e autonomo e che il popolo percepì chiaramente finalizzato a risolvere le necessità e i problemi urgenti della popolazione. Il “capitale umano” costruito dall’inizio della Rivoluzione ha fornito la base per costruire una “economia della conoscenza”: questa definizione, e la sua analisi, sono un contributo teorico originale di Agustín Lage Dàvila, autorevole e geniale scienziato cubano4.
Di recente (v. nota 2), Lage ha svolto un’approfondita analisi sulle prospettive future di Cuba dopo il passaggio di consegne dalla storica generazione rivoluzionaria alle nuove generazioni. Per garantire sviluppo e crescita economica a partire dal socialismo, senza perdere in sovranità nazionale e giustizia sociale, il percorso dovrà essere diverso da quello intrapreso negli anni ’80, perché il mondo è cambiato. Per Cuba (e per i Paesi piccoli) la leva della crescita dovrà essere quella dei beni e servizi esportabili di alto valore aggiunto, generati da imprese statali ad alta tecnologia in collaborazione con le istituzioni scientifiche.
“La trappola principale delle dottrine neo-liberiste .. (è) il tentativo di eliminare il ruolo dello Stato nell’economia .. (ma) non c’è sviluppo economico senza intervento statale..”
Nella sua riflessione, la privatizzazione della conoscenza nell’ “Era della conoscenza”,“si esprime attraverso leggi sulla proprietà intellettuale (brevetti), barriere tecniche al commercio (regolamenti) e anche con la “ fuga dei cervelli” (emigrazione selettiva) che è un ritorno alla proprietà sulle persone. Si evidenzia così… il carattere di corruzione istituzionalizzata del capitalismo neo-liberale quando si appropria di risorse pubbliche e le converte in private…. l’impresa privata privatizza i guadagni e socializza le perdite (es. l’impatto ambientale): non è un concetto solamente economico ma principalmente etico”.
Lage affronta anche la burocrazia, grande patologia sociale, definita “forma di pensare e agire in cui le procedure sono più importanti degli obiettivi” e, nel paragrafo “Scilla e Cariddi: dove non dobbiamo andare”, con una metafora denota con Scilla la “ideologia neoliberista che è diventata dominante dopo la scomparsa dell’URSS e del campo socialista europeo… [e ha imposto] che lo Stato ritirasse il suo intervento nell’economia, ha invertito il processo di controllo delle disuguaglianze, che sono tornate a crescere… la logica delle forze spontanee del mercato in funzione della crescita e dell’accumulo genera una tecnologia senza moralità”, e con Cariddi la pianificazione statale rigida e l’illusione che tutto si risolva con più controlli.
Lage si rivolge in particolare alle nuove generazioni di scienziati, che avranno il compito di seminare il metodo scientifico, che dovrà fissarsi e diventare attributo co-sostanziale della cultura. I mezzi di comunicazione saranno tenuti a divulgare non solo i risultati ma anche il metodo con cui questi si ottengono, diventando così argini contro le pseudoscienze, la superficialità e gli inganni derivanti dal deterioramento culturale del capitalismo.
Con l’art. 21 della nuova Costituzione cubana (approvata nel 2019 dopo referendum popolare), la scienza ed il metodo scientifico sono entrati a far parte ufficialmente delle forze produttive, in un’economia nazionale socialista che aspira ad essere inclusiva, solidale e sostenibile, ma che ha la necessità di inserirsi in un’economia mondiale capitalista, neo-liberale e predatrice. Tutto questo presenterà nuove sfide, con opportunità ma anche con molti rischi. Ma le lezioni apprese nel passato rappresentano basi solide per vincere anche le prossime sfide, inclusa l’attuale pandemia.
È il “futuro di uomini di scienza e di pensiero” che Fidel Castro aveva previsto.
1 per approfondimenti: A. Baracca e R. Franconi (2019), Cuba: Medicina, Scienza e Rivoluzione, 1959-2014 – Perché il servizio sanitario e la scienza sono all’avanguardia. Zambon Editore, Berlino, Germania, pp. 304. Seconda edizione 2020: A. Baracca e R. Franconi (2016), Subalternity vs. hegemony- Cuba: the strategic choice of advanced scientific development, 1959-2014. Series Title: SpringerBriefs History Science Technology. pp. 110.
2 A. Lage Dàvila (2018). La Osadía de la Ciencia, Editorial Academia, Cuba, pp. 295.
3 http://www.revistaccuba.cu/index.php/revacc/article/view/906/894
4 Lage Dàvila è il “padre” del vaccino contro il tumore al polmone. È stato per 25 anni Direttore del Centro di Immunologia Molecolare (CIM) dell’Avana e deputato all’Assemblea nazionale per diverse legislature. È attualmente consigliere del presidente di BioCubaFarma. Si veda anche A. Lage Dàvila, La Economia del Conocimiento y el Socialismo, Reflexiones a partir de la Experiencia de la Biotecnología Cubana, Habana, Editorial Academica, 2013.
* Rosella Franconi è ricercatrice biologa.
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