Quale Europa?

Giovanna Capelli*

Cambia la politica estera USA

Cambia la politica USA, della superpotenza, che ha guidato l’Occidente durante la guerra fredda e, dopo la fine dell’Urss, con una rinnovata Alleanza Atlantica, ha ridisegnato la geografia degli ex paesi comunisti e infine, nella globalizzazione liberista, ha allargato la sua egemonia e ricompattato l’Occidente come spazio superiore di civiltà contro la barbarie del terrorismo islamico. Frana l’impalcatura fondante delle alleanze occidentali, la relazione Usa -Unione Europea, che ha alimentato l’identità economica, politica e culturale dell’Occidente., 

La reazione della Unione Europea 

E’ abbandonata l’Ucraina devastata dalla guerra, è messa nell’angolo l’Unione Europea, che per gli americani ha fatto la guerra per procura contro Putin, costretta ad assumersi i costi della guerra da finire e della gestione della Nato, aumentando in modo significativo le spese militari fino a 800 miliardi. Rimarranno fuori dal patto di stabilità’, sottratti a sanità, istruzione, trasporti, pensioni e accentueranno la crisi profonda dell’Unione, determinata dalle conseguenze della guerra. Si prevede recessione economica, regressione sociale, un aumento di precarietà e povertà. Le élite europee di centro destra e centro sinistra, che hanno governato la EU nell’ottica del neoliberismo dalla sua fondazione, non colgono la portata del nuovo corso; non riconoscono la propria sconfitta, e si assumono la responsabilità delinquenziale di spingere l’Ucraina a continuare una guerra già persa e a prolungare una enorme strage. Era già insopportabile prima vedere l’Europa ridotta a colonia atlantica, ma ora lo scenario dell’Europa con l’elmetto, che si riarma, segna un passaggio tremendo per il destino dei popoli europei. Il pacchetto preparato da Ursula von der Leyen , il Rearm Europe  è una riconversione militare dell’economia, sostenuta dalla falsa narrazione di un progetto russo di espansione  verso il territorio europeo  Questa Europa della guerra e della Nato va fermata. E’ l’Europa di Maastricht, l’Europa delle banche, dell’austerità, della distruzione dello stato sociale, del contenimento del debito pubblico, dei ricatti della Troika, che nel 2015, ha umiliato e gettato il popolo greco nella miseria e nella fame, con atti di dittatura economica, i memorandum, in contrasto alla volontà del popolo greco. Contro questa Europa Rifondazione comunista si è opposta da sola nelle piazze e nei parlamenti già nel suo momento fondativo nel 1992 prevedendone lo sviluppo conservatore e autoritario. Abbiamo sempre pensato che fosse necessaria e possibile un’altra Europa. Non parliamo di un’utopia, di un sogno o di un disegno astratto di pochi intellettuali, ma di un progetto che è già presente e operante nella storia europea dagli anni della rivoluzione russa, che cresce nella lotta antifascista e nella resistenza europea, si radica nelle costituzioni ripresentandosi di continuo come obiettivo di lotta o come conquista precaria da consolidare 

Le aspettative popolari del 1945: pace, lavoro, stato sociale  

La conclusione della seconda guerra mondiale rappresenta una cesura profonda nella storia, per l’unanime volontà di porre le condizioni perché l’umanità non ripeta l’orrore della guerra, e del genocidio. Nella lotta contro il fascismo si è anche consolidata una idea precisa di futuro, di un ordine internazionale, che impedisse lo sviluppo di nuovi conflitti, di stati nazionali che non garantissero solo la forma della democrazia: libere elezioni, pluripartitismo, libertà religiosa, laicità e salvaguardia delle minoranze linguistiche e nazionali, ma anche una forma dello stato capace di governare il mercato e gestire l’economia garantendo nei fatti l’uguaglianza.  Nel periodo buio dell’avanzata nazifascista gli antifascisti hanno tenuto insieme la rete dell’opposizione e costruito programmi politici, come fece Altiero Spinelli a Ventotene. La novità è che la Resistenza ha avuto carattere di popolo. Protagoniste sono le masse popolari diventate soggetti politici, con un senso di sé come individui e come forza collettiva.  Uomini e donne entrati/e nella politica grazie ai partiti di massa, molti e molte di loro hanno conosciuto in modo più o meno diretto la prima guerra mondiale, la crisi del 29, l’esperienza della Repubblica in Spagna, il fronte Popolare francese e le sue conquiste (pensioni, ferie pagate). Vogliono che la guerra finisca, ma vogliono anche che il mondo, a partire dalla loro nazione sia diverso, garantisca i diritti fondamentali, l’istruzione, la salute. E’ la idea dello stato sociale, che si fa strada in Europa, già sperimentata negli Usa dopo il 29’. Della popolarità e della condivisione di questo obiettivo ci parlano le libere elezioni, che si tengono nel dopo guerra e che producono una grande avanzata delle sinistre socialiste e comuniste, Nel Regno Unito il 5 luglio del 1945 il Partito Laborista batte il Partito Conservatore di  Churchill. Il 12 % dei voti passano dai conservatori ai laburisti, che con il 47,7% possono formare un governo di maggioranza e avviare un programma di grandi riforme sociali.Sono riforme  discusse e preparate nella coalizione di unità nazionale, che ha governato  in tempo di guerra e che ha messo  a punto un modello di stato sociale, denominato piano Beveridge, al fine di impedire l’aumento della disoccupazione, la depressione dei consumi e soprattutto garantire l’universalismo delle prestazioni. Diventa centrale l’azione dello stato nel costruire case, garantire scuola e istruzione, contribuendo al benessere delle persone. Le elezioni francesi del 1945 vedono una vittoria delle forze della sinistra marxista, del Partito comunista e dalla Sezione Francese dell’internazionale Operaia. Arrivate insieme a ottenere il 35% dei consensi alle precedenti elezioni, grazie al ruolo avuto nella Resistenza soprattutto dai comunisti, ottengono il 49 % dell’Assemblea Costituente. In Italia le prime elezioni dopo la fine della guerra segnalano un forte consenso al Partito Comunista e al Partito socialista. Anche qui si parla molto dello stato sociale. Il rapporto Beveridge era già noto e analizzato da riviste economiche italiane cattoliche dal 1941, ma soprattutto fu modello di riferimento nelle Commissioni Parlamentari della Costituente e punto di incontro esplicito fra comunisti, socialisti e dossettiani.  Il PCI aveva presente anche il modello di pianificazione sovietica, ma Togliatti pensava che non fosse possibile in Italia introdurre un controllo popolare sull’economia analogo alle rivendicazioni del biennio rosso, e che lo stato dovesse svolgere un controllo sull’economia nelle forme analoghe a quelle svolte dallo stato negli Usa e in Gran Bretagna. L’idea e il progetto dello stato sociale  si sviluppa e si perfeziona dalle varie esperienze che lo costruiscono, in relazione critica, ma anche emulativa della esperienza sovietica convergendo nell’obiettivo di costruire una economia pubblica in grado di rispondere ai bisogni fondamentali della vita umana.  

Il freno della guerra fredda   

A interrompere questo processo di realizzazione  di una forte volontà popolare si apre la fase della guerra fredda, con la cacciata dal governo dei Partiti comunisti e  l’adozione del Piano Marshall da parte dei paesi europei occidentali .Se si fa eccezione dell’ Inghilterra, dove lo Stato sociale viene costruito in modo organico (e poi distrutto da Margaret Thatcher),la polarizzazione militare, economica e ideologica fra i blocchi, la paura dell’egemonia e del rafforzamento dei comunisti nel conflitto sociale e di classe,  costruisce una gabbia invalicabile non solo fra Est/Ovest, ma dentro i singoli paesi; le forze politiche e sociali che avevano costruito la loro identità politica sulla giustizia sociale e sul dispiegarsi della lotta di classe sono spinte all’opposizione, in spazi democratici che si restringono e oggetto di  una crescente repressione.  Truman esplicita questa linea reazionaria e antipopolare con un discorso nel 1947: la sovietizzazione dell’Europa è il pericolo incombente, l’Urss e il comunismo sono i nemici della civiltà occidentale Si struttura una martellante informazione di massa che ingigantisce la volontà di espansione dell’Urss e anche della sua forza economica, essendo l’Urss un paese uscito distrutto dalla guerra combattuta sul suo suolo, con 27 milioni di morti, un paese che aveva soprattutto bisogno di sicurezza ai confini e di tempi per la ricostruzione . Gli Usa denunciano l’aggressività sovietica, ma agiscono sempre in modo preventivo a partire dalla Costituzione della Nato, che nasce nel 1949, mentre il patto di Varsavia è siglato nel 1954. La difesa della libertà dei popoli, di cui parla Truman è di fatto ingerenza militare e politica in funzione degli interessi Usa e del modello economico capitalista. Nello scontro bipolare è stata sacrificata soprattutto l’Europa.  La Nato e il piano Marshall hanno condizionato l’economia e lo sviluppo dell’Europa occidentale e gli Usa sono stati determinanti nei momenti cruciali, con ogni mezzo legale e illegale. La sovranità italiana è stata molto limitata, e, in modo diverso, anche quella degli altri paesi europei. 

Frammenti di stato sociale…che hanno fatto la differenza Nonostante il forte arresto provocato dal contesto internazionale, la speranza del 1945 depositata, nelle costituzioni europee non è svanita, la nuova idea di mondo e di Europa, che nelle prime libere elezioni era stata espressa, si è continuamente ripresentata fino ad oggi in forme e in momenti diversi nella tensione dialettica fra potere istituzionale e conflitti sociali, nella materialità delle lotte del movimento operaio e dei conflitti popolari e nelle conquiste degli anni Settanta e Ottanta.  Lo stato sociale non solo è stato rivendicato, ma in parte è stato costruito fino agli anni Ottanta in tutta l’Europa occidentale. Anche dello stato sociale sovietico rimane una memoria contradditoria, inquinata dagli elementi autoritari di quell’esperienza. Uno stato sociale è stato avviato anche in Italia incompleto, imperfetto, (come imperfetti sono oggi i consultori, la legge194, gli asili nido etc) precario, patriarcale, costruito dall’opposizione, dentro un regime a egemonia democristiana e contro gli interessi di forze padronali bastarde e criminali, che lo hanno sempre contrastato e boicottato. E’ nato dentro uno sviluppo economico capitalistico selvaggio, che aumentava i profitti a costo di bassissimi salari, condizioni di lavoro durissime e senza tutele, ad alto sfruttamento, costringendo all’emigrazione per avere un lavoro.  Ma ha fatto la differenza nelle vite di molte generazioni, che hanno assaporato la potenza trasformativa della qualità della vita umanizzata da pensioni dignitose, della scuola e della sanità pubblica e gratuita. La nascita dell’Europa di Maastricht segna definitivamente la fine di quella faticosa e contradittoria costruzione. La guerra fredda non è riuscita a fare tanto: l’austerità, il rientro del debito, i vincoli di bilancio, l’obbligo al pareggio, le contro riforme delle pensioni, tutto è fatto secondo le indicazioni di Bruxelles.  Quel cammino incompiuto  della pace e dello stato sociale va ripreso e collocato nella dimensione europea., Mentre l’Europa di Ursula marcia verso la guerra e la distruzione del poco che resta dello stato sociale, si apre l’occasione di dare corpo a un’altra Europa , di  liberarci dai vincoli militari atlantici  e da tutte le regole economiche che ci hanno impoveriti/e , un’Europa  sociale, per garantire i diritti fondamentali universali e un intervento pubblico nell’economia che generi ricchezza, avanzamento scientifico e tecnologico, difesa del territorio e dei beni comuni materiali e immateriali.


*Femminista comunista, componente della Direzione Nazionale del PRC

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