Un’ombra sulla democrazia

Dino Greco*

Appena di ritorno da Genova – con la grande delegazione che la Camera del Lavoro e la Fiom di Brescia hanno portato a manifestare contro il G8 – domina la consapevolezza che un’ombra pesante torna a gravare sulla democrazia italiana. Mai, negli ultimi anni della Repubblica, era stata attaccata con tanta efferatezza una pacifica manifestazione di queste proporzioni sino ad impedirne il completo svolgimento. Mai si era tentato – come il governo italiano in queste ore – di criminalizzare un intero movimento assimilandolo alle bande violente (facilmente individuabili e, volendo, intercettabili) che hanno avuto ampia facoltà di azione e di distruzione. Mai un comportamento così grave e censurabile era stato sfrontatamente rivendicato, con tanta arrogante sicurezza. Ed ora più che mai si comprende quale ipoteca produca sulla vita sociale e politica del nostro paese la presenza nel governo di forze dalle mai recise radici politiche e culturali fasciste.

Il messaggio intimidatorio è chiarissimo: in quel “sono tutti uguali” pronunciato dal Presidente del Consiglio, c’è una evidente refrattarietà di questo governo al dispiegamento della democrazia, alla partecipazione popolare, alla dialettica sociale. Ogni sussulto, ogni elemento non omologabile dev’essere scoraggiato e represso sul nascere. Siamo tutti avvisati. L’ordine di cui parlano Berlusconi e Fini non tollera il Social Forum esattamente come mal sopporta i metalmeccanici. Nulla, nella storia, si ripete nell’identico modo; ma i segnali di qualcosa che ricorda sinistramente la strategia della tensione sono chiaramente avvertibili.

Fortunatamente ne conosciamo scopi e strumenti e sappiamo come reagire. Non rinculando nella paura e nell’impotenza politica, ma con la mobilitazione di massa, che isola i provocatori, smaschera le connivenze, rende sempre limpido il rapporto fra mezzi e fini. La grossolana calunnia di contiguità fra le centinaia di migliaia di dimostranti (cattolici, ecologisti, comunisti, pacifisti, e tanti altri ancora) e il nichilismo violento dei Black bloc è prima di tutto irresponsabile; poi disvela un profilo inquietante, perché sempre protesa ad occultare il torbido intreccio che emerge fra la libera e incontrastata protervia dei guerriglieri metropolitani e l’attacco indiscriminato che le “forze dell’ordine” hanno riservato a tante persone inermi, prive di qualsiasi intenzione violenta.

Per non parlare dell’irruzione nella sede del Social Forum, dove si è consumata un’aggressione a freddo di brutalità agghiacciante, priva di qualsiasi movente che ne offrisse la più pallida giustificazione. È stato impressionante – ed umiliante – vedere una rappresentazione televisiva che non ha concesso che fugaci frammenti all’enorme partecipazione popolare alla marcia pacifica, mentre tutta la scena è stata ossessivamente dedicata alle violenze agli scontri, quasi a suggerire che in essi si risolveva l’essenza della protesta e che tutto in definitiva iniziava e finiva li.

Nessuna contraffazione mediatica della stampa e delle tivù asservite potranno tuttavia cancellare le oltre duecentomila persone che chiedevano una chance per un mondo diverso, più giusto e più umano di quello che i potenti della terra stanno confezionando per il futuro di tutti. Mi conforta la constatazione che l’oltraggio e la violenza subiti non abbiano intaccato la determinazione dei più a continuare a battersi con la forza degli argomenti e con le sole armi della democrazia.


* Abbiamo deciso di pubblicare, a proposito del dibattito che attraversò il campo della sinistra ai tempi di Genova 2001, l’intervento di Alberto Burgio e Claudio Grassi – all’epoca esponenti del Prc – pubblicato il 19 luglio del 2001 su “il manifesto”; un intervento di Paolo Ferrero uscito nei giorni successivi su “Liberazione” in risposta a Grassi e Burgio, ed espressione delle scelte che fece Rifondazione Comunista rispetto al movimento altermondialista e alle giornate genovesi. Infine, troverete un intervento di Dino Greco, all’epoca segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia, scritto nei giorni immediatamente successivi ai fatti di luglio.


Immagine in apertura articolo judygr/flickr 

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