Abbiamo cominciato e non ci fermiamo!
Luigi de Magistris *
Unione Popolare nasce a luglio scorso con l’idea di costruire uno spazio politico in grado di coniugare la rottura del sistema e la costruzione di un’alternativa culturale, sociale, economica e politica. Fondatori sono stati quattro componenti: Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, DemA e ManifestA. Da subito però abbiamo precisato che non si tratta di un perimetro ristretto di forze già esistenti, oppure di una mera confederazione di organizzazioni, ma di un campo aperto da costruire insieme, in grado di produrre partecipazione e confronti con tutte le realtà individuali e collettive che sono antagoniste a un sistema politico che è costituzionalmente fallimentare. Avevamo deciso di avviare da subito una fase di lotte sui territori sui temi che ci stanno da sempre a cuore e che ci uniscono, e di produrre organizzazione dal basso, ma purtroppo lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate hanno stravolto tutto. Abbiamo deciso comunque di esserci, e in piena estate, in pochissimi giorni, siamo riusciti a presentare la lista su tutto il territorio nazionale, con tutte buone candidature, raccogliendo le firme necessarie grazie a una straordinaria mobilitazione di militanti e cittadini, e a predisporre un bellissimo programma con l’apporto di tanti giovani e intellettuali. Abbiamo provato a fare la migliore campagna elettorale possibile, in pochi giorni e senza risorse economiche. La simpatia verso di noi cresceva, anche l’entusiasmo, soprattutto dopo gli straordinari endorsement di Mélenchon e Iglesias.
Purtroppo il poco tempo davanti, il periodo estivo, la propaganda del voto utile, la nostra cancellazione dai media più rilevanti, il gioco ingannevole dei sondaggi, ci hanno impedito di raggiungere un risultato lusinghiero e ci siamo fermati all’1,5%. Se ci fosse stata la legge proporzionale, saremmo comunque entrati in Parlamento, come avveniva ai tempi di Pannella e Capanna. Dal giorno dopo le elezioni, era alto il rischio di disperdere tutto ciò che di buono avevamo realizzato. Magari sciogliere tutto e mollare, l’ennesimo tentativo a sinistra naufragato. E invece sia i fondatori che i militanti e gli elettori ci hanno esortato a non mollare e andare avanti. Abbiamo vissuto mesi di difficoltà, anche legati a differenti vedute al nostro interno su come procedere, ma mai nessuno ha avuto la concreta idea di interrompere il progetto o sfilarsi. Nonostante mesi di flebile presenza sui territori, ma grazie alla presenza sui media di pochi di noi e a una buona comunicazione anche social, soprattutto da parte del gruppo di Paese Reale, siamo percepiti quasi al 2%. Abbiamo partecipato a competizioni amministrative e regionali; in attesa del futuro che stimo costruendo, UP ha dimostrato di essere in vita. Si sono costituiti gruppi di lavoro che stanno affrontando la predisposizione di una forte campagna referendaria, la realizzazione del manifesto politico, la stessa organizzazione di UP. È nato anche un coordinamento nazionale provvisorio che svolge un ruolo di discussione e proposta assai proficuo. L’obiettivo è quello di arrivare a un congresso a luglio in cui approvare lo statuto, definire la linea politica, consolidare l’assetto organizzativo, delineare gli organismi. Processi da realizzare in maniera democratica e dal basso, anche con l’uso di piattaforme online. Uno dei nodi sicuramente più delicati da affrontare è quello del dialogo e delle potenziali alleanze con altre forze politiche.
A oggi si è deciso all’unanimità come procedere da un punto di vista organizzativo, in modo tale da realizzare una campagna di forti adesioni a UP su tutto il territorio nazionale e garantire subito un necessario autofinanziamento. È passato il principio che “uno vale uno” nella costruzione dal basso di UP. Si deve partire con l’organizzazione nei territori in modo da favorire un vero processo democratico e partecipativo dal basso. A breve approveremo anche il manifesto politico su cui fondare la campagna di adesione. È sicuramente necessario trovare un punto di equilibrio tra il rispetto delle organizzazioni fondatrici, e delle loro storie, e la necessità di aprirsi a soggettività individuali e collettive. Chi vuole aderire ad UP e non si riconosce nelle sigle dei fondatori non si deve sentire un ospite o peggio ancora un intruso da guardare con diffidenza, ma una grande risorsa per costruire insieme UP. La stessa denominazione di “Unione Popolare” fa comprendere che la nostra missione è quella di unire il popolo, con caparbietà e credibilità; non far allontanare chi vuole avvicinarsi a noi contribuendo a costruire una novità politica. Le organizzazioni devono essere “serventi”, pur nella loro autonomia, il progetto ambizioso ed originale di UP, non viceversa; UP non può essere solo un’alleanza elettorale o una sommatoria che serve al rafforzamento degli stessi fondatori.
UP deve avere la capacità di parlare alle masse popolari non con la retorica ma la capacità reale di connettersi con credibilità alle lotte. Dobbiamo essere presenti in tutti i campi di azione in cui è necessaria una forza autonoma e credibile come la nostra; si deve rifuggire il settarismo e avere la capacità di dialogare con tutte le soggettività che possono vedere in noi una novità non solo per le idee, ma anche per le nostre storie. Dobbiamo unire le forze antisistema presenti nel nostro Paese. Dobbiamo utilizzare linguaggio e contenuti in grado di raggiungere al cuore soprattutto i giovani, gli sfiduciati, i delusi, i rassegnati. Dobbiamo essere più visibili, far conoscere il simbolo di UP e avere la lungimiranza di guardare più al “noi politico” che “all’io politico” anche nell’uso, che certe volte appare concorrenziale, dei simboli delle organizzazioni fondatrici. Capisco la storia di ognuno di noi che va difesa, ma dobbiamo avere la forza e il coraggio di intraprendere un cammino nuovo che apre e unisce, senza disperdere o annacquare i nostri valori. Del resto, solo chi non ha radici forti teme di essere sradicato dai propri valori. Per allargare la partecipazione allo spazio politico si deve essere meno respingenti e più inclusivi. Pensiamo al risultato confortante delle regionali in Calabria: quasi il 20% con la sinistra unita e una coalizione civico-popolare. Il contrario della difesa del proprio recinto. La forza di chi fa politica è anche la capacità di convincere altri che la rivoluzione è possibile se si è forti e credibili e si ha la capacità di unire e non di disgregare. È possibile essere antisistema e allo stesso tempo essere capaci di aggregare persone. Radicalità e credibilità delle persone e del progetto sono fattori determinanti per unire. Per quel che può valere porto due esempi. Si poteva mai vincere in modo straordinario a Napoli nella mia doppia elezione a Sindaco o raggiungere un buon risultato in Calabria solamente unendo le forze fondatrici di UP o poco più? Certo che no. Si può rimanere fermi negli ideali e nei contenuti unendo e provando a vincere per entrare nelle istituzioni e coniugare opposizione sociale e governo ai vari livelli. Non sono sufficienti le lotte sociali, bisogna entrare nelle istituzioni e fare la rivoluzione costituzionale con il diritto. Se non si vinceva a Napoli, per esempio, non saremmo stati l’unica istituzione che ha attuato il referendum sull’acqua pubblica trasformando una società per azioni che faceva profitto in un’azienda speciale pubblica che fa utili. Più che pensare alle alleanze con forze partitiche bisogna unire nel cantiere politico in costruzione e nelle lotte associazioni, comitati, reti civiche, movimenti. Dobbiamo fare quindi Unione Popolare, diventare l’unica forza davvero costituzionalmente orientata, pacifista, femminista, per i diritti fondamentali lacerati e violentati, per le libertà civili, la giustizia sociale, economica e ambientale, la fratellanza universale. Non bisogna temere di perdere la proprietà di un edificio politico che si trova tra l’altro in cattivo stato di conservazione, e avere la volontà e il coraggio di costruire una comunità politica orizzontale e non verticale, non autoreferenziale, ma al sevizio davvero del popolo e per il popolo.
* Luigi de Magistris, giurista e politico, per quindici anni pubblico ministero, poi eurodeputato e per oltre dieci anni Sindaco di Napoli. Attualmente è portavoce di Unione Popolare.