Elezioni USA: qualche riflessione utile

Giovanna Capelli*

Una nuova lezione per noi.

I due documenti congressuali che si confrontano al XII Congresso del PRC-SE sono stati emendati, riscritti e varati in versione definitiva il 2 e 3 novembre 2024 dal CPN, pochi giorni prima delle elezioni Usa. Ho sottoscritto convintamente il Documento 2 ma propongo a tutti e tutte di ragionare sul risultato drammatico di questa corsa presidenziale, che assegna una straordinaria vittoria a Trump: questa situazione moltiplica le domande sul futuro del Partito e rafforza lo spessore delle opzioni che lo attraversano, in qualche modo rimescola le carte e riapre il contendere in un punto più alto arricchendolo con uno sguardo più attento sugli Usa ,che sono un simbolo rilevante dell’Occidente e chiariscono i legami Usa/ Europa. Storie e radici intrecciate che si divaricano, sistemi politici e culture che si sviluppano differenziandosi. Negli Usa lo scontro di classe, la sindacalizzazione si intreccia con l’abolizione della schiavitù, la lotta antirazzista, e si confronta costantemente con le varie fasi delle migrazioni, ma sarebbe reticenza e cecità non vedere oggi i nessi e le somiglianze fra il trionfo di Trump e l’avanzata delle destre in Europa, sia nelle cause che l’hanno determinata che negli esiti. Gli Usa in qualche modo hanno fatto da laboratorio politico e culturale per l’Occidente, il sogno americano ha contaminato anche l’Europa mentre Reagan e Thatcher facevano il loro lavoro politico. L ’Europa di Maastricht adottando le politiche neoliberiste ha distrutto le basi delle Costituzioni europee nate dalla resistenza antifascista, restringendo la possibilità di essere un’Europa sociale, un modello diverso dagli Usa. Le elezioni statunitensi ci prefigurano possibili scenari europei e ci parlano anche della sinistra di classe, di come articola la sua pratica fra un’elezione e l’altra che cosa vuol dire per una posizione radicale e alternativa al neoliberismo stare in un sistema bipolare e come la intersezionalità gioca nella costruzione dell’unità antiliberista

Una critica di classe

Il Senatore Bernie Sanders socialista indipendente eletto per la quarta volta a 83 anni nello stato del Vermont, con il 63% dei voti si lancia in una dolente requisitoria commentando la sconfitta dei democratici “Non dovrebbe sorprendere molto che un Partito democratico che ha abbandonato la classe operaia si sia accorto che la classe operaia ha abbandonato lui. Prima è stata la classe operaia bianca, ora anche i lavoratori latino americani e neri. Mentre la leadership democratica difende lo status quo, il popolo americano è arrabbiato e vuole il cambiamento. E ha ragione “ Poi  Sanders elenca i motivi della rabbia: il 60% degli americani vive di stipendio in stipendio, cioè, se salta uno stipendio va sotto i ponti, non ha alcun risparmio, ma spesso ha debiti, i salari sono più bassi che 50 anni fa, i giovani staranno peggio dei loro padri, non c’è assistenza sanitaria garantita a tutti e tutte come diritto umano, i prezzi dei farmaci da prescrizione sono i più alti del mondo, una nazione così ricca non è in grado di pagare un congedo parentale o un congedo per malattia. Eppure Biden ha cercato di costruire per la prima volta nella storia l’immagine di un Presidente pro-labor, è andato ai picchetti dei lavoratori dell’auto nel Michigan, ha appoggiato i portuali, ha fatto lavorare in modo più intenso la National Labor Relations Board (Nlrb), l’organo federale cui spetta il compito di favorire la nuova organizzazione sindacale e la contrattazione collettiva. Sulla legittimità di questo organo hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale alcune aziende Usa, (fra cui Space X di proprietà di Elon Musk). Ma poi i provvedimenti strutturali a favore del lavoro sono rimasti fermi, imbrigliati al Congresso dai conservatori democratici o, se sono stati approvati, non hanno avuto un riscontro immediato nella vita dei proletari e delle proletarie e di questi miglioramenti non c’è stata la minima percezione. Almeno nei due stati più densi di classe operaia, il Michigan e la Pennsylvania ci si aspettava una vittoria della Harris, invece entrambi, di stretta misura hanno premiato Trump (Michigan 49, 7% e Pennsyilvania 50,6%), I lavoratori, il ceto medio, gli immigrati, gli abbandonati nella solitudine dalle politiche neoliberiste votano Trump.

I bisogni materiali riordinano il peso delle discriminazioni

Anche le donne  non si sintonizzano con i democratici Per la seconda volta una donna è stata battuta da Trump, prima Hilary Clinton , ora Kamala Harris  Non sono bastati i voti delle donne  anche quelle nere e latinas a fare la differenza per Harris, Né è stato efficace puntare sui diritti riproduttivi ,mettendo al centro della sua campagna il diritto all’aborto, la grande questione che in passato ha mobilitato e unito donne di ogni ceto, bianche nere e latine L’analisi del voto è impietosa :il 52% delle donne bianche ha votato Trump e solo il 37% per Harris, anche perché il problema dell’aborto è stato declassato da argomento centrale ad argomento secondario grazie a dei referendum locali  presentati in alcuni stati. In una fase di grande sofferenza sociale un diritto civile anche quello come l’aborto, così legato indissolubilmente alla padronanza di sé e alla autodeterminazione, ma isolato dai diritti sociali in continua restrizione è meno mobilitante perché nella crisi il bisogno materiale riordina il peso delle discriminazioni e la disponibilità alla lotta

Un sistema bloccato

Negli Usa le istanze radicali hanno costruito da decenni la loro possibilità di rappresentanza dentro un sistema bipolare nell’ambito del Partito democratico. Ma che cosa è il Partito Democratico Usa? Chi sono i democratici?  Sanders parla di “grandi interessi finanziari e consulenti ben pagati che controllano il Partito democratico “, Elena Basile sostiene che i Democratici costituiscono l’articolazione classica delle oligarchie della finanza che hanno costruito questo mondo nel quale naufraghiamo. Trump e le destre Europee sono il risultato delle politiche neoliberiste agite da queste èlites, che hanno aumentato precarietà e disuguaglianza. Le forze anticapitaliste e radicali vivono una situazione contradittoria: da un lato hanno agibilità di parola e di organizzazione, nel partito Democratico; si possono distinguere nel discorso pubblico dai moderati e dai conservatori e tentano significative battaglie per l’egemonia. Sanders ha conteso la carica di presidente alla Clinton nelle primarie democratiche nel 2016 ed è stato battuto da Hilary con il 55,2 % di preferenze. Ma poi alla fine, finite le primarie si battono per l’elezione di Clinton e della Harris e il contributo specifico che portano nella propria campagna elettorale, non segna l’immagine complessiva del Partito Democratico in modo significativo. Se poi una legislatura delude l’elettorato, il disincanto coinvolge anche chi aveva con più coerenza e lucidità detto che cosa si sarebbe dovuto fare. Agiscono in uno spazio con precisi confini. Il bipolarismo negli Usa non è solo un sistema elettorale, ma configura le modalità della politica e le sue relazioni con il sociale e confina in una situazione bloccata la sinistra. Negli Stati Uniti questo sistema politico è diventato costituzione materiale ed è l’esito di complessi processi storici, di sconfitte cocenti del movimento operaio. Rappresenta anche un ostacolo allo sviluppo del conflitto di classe e alla costruzione di un partito che lo rappresenti e elabori una strategia per il cambiamento sociale. Dovremmo far di tutto per non arrivare a una situazione del genere, antitetica a come la Costituzione italiana ha costruito lo spazio della rappresentanza e del conflitto.

La necessità del terzo polo per l’alternativa Alcuni passi del Documento 1 tentano in vario modo di demolire la idea della possibilità di uscire dalla gabbia del bipolarismo e di costruire il terzo polo, o sostenendo che è una proposta debole, o che è impossibile costruirlo, o addirittura che è sbagliato come obbiettivo politico perché ci condanna al minoritarismo mentre il partito dovrebbe assumere una vocazione maggioritaria (detto a voce in una presentazione del documento 1). Questa formulazione è nuova anche nel linguaggio e la trovo gravissima, perché è carica di un efficientismo infastidito dalla democrazia, è estraneo alla cultura comunista e perché non solo si piega tatticamente al sistema bipolare elettorale, ma ne assume la logica in tutta la sfera della politica e del rapporto fra lotta politica e lotta sociale. Questo in particolare quando  esplicita che “ La nostra proposta politica non può essere quella di batterci per conquistare uno spazio più o meno grande in un contesto  istituzionale che si è profondamente modificato Quei cambiamenti che  in altre epoche potevano essere ottenuti dal PCI che aveva  ben altra dimensione, ma anche  dalle più limitate presenze parlamentari del PDUP o di DP sono oggi preclusi dallo svuotamento del Parlamento e dalla prevalenza degli esecutivi..”  ( pag 62 del Documento 1) si allude insomma alla prospettiva di governo. La rappresentanza varrebbe poco se non è governo. Questa è la sussunzione totale nel bipolarismo della strategia del Partito, non è tattica corsara. La proposta che al contrario avanziamo nel Documento 2, rovescia questa prospettiva proprio perché in Italia e in Europa vi è ancora – più di prima – la necessità e la possibilità concreta di costruire un punto di riferimento politico, culturale, organizzativo fuori dalla dinamica dello scontro centro/destra, centro/sinistra anche se questa dinamica è imposta da sistemi elettorali maggioritari. Contro questi sistemi, appositamente creati per espellere le masse dalla rappresentanza e dall’agire politico, proponiamo col Documento 2 una grande alleanza popolare contro la guerra, il liberismo, il fascismo, la distruzione della natura. I due schieramenti “istituzionali” sono  sempre più convergenti nei punti dirimenti della gestione politica: sostegno alla Nato, alla guerre, allo stato di Israele, aumento delle spese militari (vedi rapporto Draghi), riforme strutturali e austerità a spese dello stato sociale. Nel bipolarismo non c’è la possibilità di far vivere l’alternativa, né costruzione di un futuro di pace vera, di uguaglianza, di libertà e fratellanza e cooperazione fra i popoli, ma solo barbarie. Sta a noi produrre uno scarto, una rottura dello schema dominante: sta a noi scegliere la strada per evitare che la politica venga sequestrata dallo schema bipolare voluto dal capitale e le classi popolari vengano definitivamente escluse dalla politica.


*Femminista comunista, componente della Direzione Nazionale del PRC.

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