Memoria e futuro. La costruzione della Rete per l’Educazione alla Terrestrità
Alberto Bertoli
Alfonso NAVARRA, Laura TUSSI, Fabrizio CRACOLICI (a cura di), Memoria e futuro. La costruzione della Rete per l’Educazione alla Terrestrità, Mimesis Edizioni, 2021
Il titolo Memoria e futuro consta di due parole importantissime che riassumono probabilmente in toto la raccolta di interventi sulla “Terrestrità” presenti in questo saggio. Il concetto stesso di appartenere a una “famiglia” in quanto membro e non padrone dovrebbe essere naturale e crescere dentro di noi fin dalla prima infanzia. Se così fosse, probabilmente scrivere e parlare di questi argomenti sarebbe pleonastico; invece ci troviamo davanti a un volume necessario in questo preciso momento storico. Una sorta di trascrizione di idee esposte “live” da pensatori dinamici e protagonisti di questo nostro tempo che si interrogano sulla possibilità di fare qualcosa di concreto per far fronte alle grandi questioni globali che ci stanno insidiando: la minaccia nucleare, la minaccia dell’ingiustizia sociale e infine la minaccia ambientale. Tra gli interventi, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Antonia Sani, Luigi Mosca e molti altri. Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli: abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri – insomma del nostro futuro – ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi, per un motivo o per un altro, oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati. Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente. Basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo, è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico, allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare. I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti a un problema nettamente politico è scatenare una guerra. Sembriamo persone in cerca di un cappello che abbiamo sulla testa. Il titolo e il concetto di quest’opera sono riassunti in due delle più belle canzoni a mio avviso scritte: Eppure soffia, che parla della speranza che non si è arresa alla voglia di possedere anche l’ambiente ai fini personali, e A muso duro che parafrasando il titolo recita “…con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.