Nando Mainardi, La ragazza occitana. Vita movimentata di Dominique Boschero, Manni, San Cesario di Lecce, 2024
Grandi occhi scuri tagliati a mandorla, sguardo obliquo e ammiccante o diretto e magnetico, bocca carnosa e proporzioni fisiche secondo canone scultoreo antico, sfavillante di abiti di scena o di alta moda negli anni ’60 e ‘70: così appare Dominique Boschero, originaria di Frassino, piccolo villaggio alpino in Val Varaita, nella provincia di Cuneo, ad una semplice ricerca in rete. Attrice molto nota e ricercata in quegli anni dai cineasti italiani, che tuttavia quasi non lascia traccia di sé nei giornali e nelle riviste a partire dagli anni ’80.
Della sua “vita movimentata” racconta oggi il libro biografico di Nando Mainardi che, affascinato e incuriosito dal personaggio, ha custodito per molto tempo il progetto di scriverne; progetto realizzato ora, quando l’attrice conta 87 anni e, insieme alla sua amicizia, ha elargito all’autore documenti inediti e ricordi preziosi.
Figlia di montanari emigrati a Parigi prima della guerra, Dominique viene rispedita a Frassino da preadolescente, per sollevare la famiglia dal peso di una bocca da sfamare; rientrerà nuovamente a Parigi, appena in grado di contribuire al sostentamento della famiglia. Seguendo la ricerca di lavoro, dopo l’esperienza di pastorella in montagna, sarà a Parigi fruttivendola, operaia, assistente sanitaria, sarta e infine, per un caso fortuito, mannequin e vedette nuda nel varietà; infine Dominique approda al cinema, nel tempio di Cinecittà, nella capitale della dolce vita, Roma.
E’ così che improvvisamente il mondo dello spettacolo scopre il suo bellissimo corpo, elegante e dal potenziale erotico esplosivo: lo stesso corpo sottoposto alla fame e alla fatica di lavori umili, diventa “corpo-capitale” per la sua folgorante bellezza, da esibire nei moltissimi ruoli cinematografici ricavandone ricchezza e fama.
Il libro raccoglie le trame di buona parte della filmografia di Boschero, dai B-movie agli horror al film di impianto neorealista che avrebbe dovuto lanciarla come “vera” attrice completa e svincolarla dal cliché di bambola erotica, senza profondità di pensiero. Racconta anche degli incontri con personaggi chiave della storia del cinema o dello spettacolo come Alain Delon, Gina Lollobrigida, Gian Maria Volonté, Frank Sinatra, Charles Aznavour, Don Lurio… E degli amori che inevitabilmente la coinvolgono, tra i quali – fondamentale – quello con Claudio Volonté (fratello di Gian Maria), dall’epilogo tragico.
La complessità del personaggio Boschero però si rivela nella sua inquietudine, nell’impossibilità di trovare appagamento e riconoscersi nell’immagine di lei ormai così consolidata da ingabbiarla in ruoli sempre uguali e legati alla sua presenza fisica.
La parabola esistenziale che la conduce dal materializzare l’immaginario erotico maschile (anche “proibito”) a essere soggetto di scelta politica (anche audace), passa attraverso la conoscenza e la frequentazione di movimenti politici della sinistra extraparlamentare, come Servire il Popolo; Dominique conosce e frequenta poi il fondatore del Parti Nationaliste Occitan, sposa la causa del riconoscimento dell’autonomia delle comunità franco-italiane accomunate dalla cultura e lingua d’oc e approda all’impegno per un progetto fortemente ideale: la nascita di una nazione autonoma occitana .
Anche su questa spinta, Dominique reinveste il suo capitale questa volta ideale, affettivo, materiale nel rientro a Frassino, la borgata alpina – occitana – dove ha le sue origini, la baita del nonno dove tuttora vive.
Nel gioco di un doppio nome (Dominique/Monique) si cristallizza l’identità sfaccettata di Boschero: la radice contadina, l’appartenenza a un mondo povero e in equilibrio con la natura è rimasta salda in lei pur avendo attraversato i fasti del mondo cinema negli anni ’60: il cerchio si chiude sugli amori primari (la casa, la gli affetti, la natura, gli animali) e nel perenne entusiasmo per le battaglie per i diritti.
La vita povera che col suo lavoro ha contribuito ad emancipare ( Dominique ha condiviso per anni le sue ricchezze con la famiglia d’origine; successivamente, con grande generosità, ha foraggiato le attività di varie formazioni politiche) ritorna come scelta politica, nella fase matura della sua vita, nel “ricongiungersi con la storia della sua famiglia e di gente occitana”.
Mainardi maneggia il materiale biografico con affetto, con ammirata partecipazione da cui trapela il fascino per la bellezza della donna, conservata nel tempo; la ricostruzione biografica risponde anche alla domanda di senso della persona “narrata”, in quanto frutto dell’incontro vivente tra il biografo e il suo soggetto.
L’autore trova e ricostruisce la coerenza di un percorso esistenziale non lineare, come si addice alle più efficaci narrazioni biografiche. Ma intreccia anche la storia individuale con quella di un’epoca, facendone un tassello “di una storia collettiva e secolare fatta di partenze e di ritorni”
Mainardi non è nuovo a questo tipo di lavoro: ha pubblicato, tra gli altri, libri con taglio biografico su Enzo Jannacci e Giorgio Gaber.
In questo caso, trattandosi della vita di una donna, l’autore ha utilizzato particolare attenzione a porsi in secondo piano rispetto alla narrazione, con tatto e delicatezza, per non interferire in alcun modo con pensiero e sensibilità maschili.
[Nota a margine: Dominique Boschero ama molto il libro scritto da Mainardi e commossa riconosce che è la sua storia. Molte persone, dopo averlo letto, la cercano per conoscerla, inerpicandosi fino ai 1100 metri di altitudine della sua baita.]
Serena Castaldo