Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua
Guido VIALE, Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua, Interno4 Edizioni, Rimini, 2023
Franco Guaschino
Nella prima parte del libro, Guido Viale rievoca le ragioni e la storia del ‘68, incentrandola su quella di Lotta Continua; nella seconda si concentra sull’oscura vicenda dell’omicidio Calabresi e delle teorie accusatorie che ne seguirono. La connessione tra i due temi è ben spiegata nella presentazione: “ (…) il processo che ha messo capo alla condanna di tre dei suoi esponenti (di Lotta Continua, ndr) è stato, negli intenti di coloro che l’avevano promosso (…) una resa dei conti con “la generazione del ‘68”, per coinvolgere in quella condanna tutti i movimenti politici e sociali degli anni ’70: una mobilitazione che aveva visto impegnata larga parte di un’intera generazione (…)”.
Per valutare meglio l’interesse del testo, è utile una nota sull’autore. Viale è, tra i tanti “ragazzi del ’68”, uno tra quelli che si sono distinti, nel tempo, per impegno e coerenza. Non la banale coerenza di chi resta fermo nelle proprie prese di posizione, ma quella di chi sa interpretare le nuove priorità nel contesto che cambia. Guido lo ha fatto, diventando un riconosciuto riferimento per la comprensione delle crisi ambientali, nella loro connessione con le storture della crescita capitalistica. La storia di Lotta Continua, di cui Viale fu fondatore e dirigente, e la rilettura del movimento del ’68, sono, per lucida dichiarazione dell’autore, collegate alla memoria personale: ne scaturisce un racconto appassionato, che, al rigore storico, accosta, per ragioni ben comprensibili, i ricordi della bella gioventù trascorsa. La lotta al sistema dominante, contro l’autoritarismo e i privilegi, diventa così anche occasione di libera convivenza, passioni condivise, impegno frenetico. Nel libro mancano (ma si potrebbe anche dire che non sono in tema) elementi di critica che oggi potrebbero tornare utili. L’euforia rivoluzionaria del periodo diede spazio, come sempre accade, a ingenuità e forzature. Ma se di alcune si può, a distanza di tempo, sorridere, altre questioni sono sempre attuali e meritano approfondimenti. Per esempio, il passaggio dalle grandi assemblee, senz’altro utili nella fase di crescita dei movimenti, alla logica dell’assemblearismo permanente che, con una certa ipocrisia, mascherava gruppi dirigenti ristretti, a cui risalivano tutte le decisioni importanti. E la tendenza (purtroppo non superata) a dividersi in tanti gruppuscoli, i cui leader erano spesso assorbiti del dannoso esercizio di dimostrarsi più a sinistra, o meglio più rivoluzionari, di tutti gli altri. Nella seconda parte del libro, tono generale e tipo di approccio cambiano, per lasciare spazio a una dettagliata relazione sulla vicenda accusatoria e processuale relativa all’omicidio Calabresi, sullo sfondo della strategia della tensione e dei cosiddetti “anni di piombo”. I riferimenti precisi a fatti e persone sono convincenti, ma trattandosi di una vicenda dolorosamente conclusa, la lettura sollecita considerazioni di più ampia portata. Lo sconcerto maggiore deriva dal prendere atto, per l’ennesima volta, di un groviglio di trame complicate, anche con attori insospettabili, che minano persino le basi dell’illusione democratica nel nostro Paese. Mentre qualcuno ricomincia a blaterare di “Nazione”, in chiave reazionaria, in Italia non sono nemmeno attive le condizioni per la separazione dei poteri, fondamenta dello Stato democratico. Un Parlamento senza effettiva capacità legislativa, un governo in carica grazie a una legge elettorale demenziale, una magistratura allo sbando e il “quarto potere” nelle mani dei potentati economico-finanziari, compongono un quadro desolante. Il racconto di Viale ci ricorda, una volta di più, che questi poteri sono sempre pronti ad allearsi tra di loro per contrastare ogni tentativo di cambiamento dal basso, capace di incrinare gli interessi dominanti.