Scuola: il valore di imparare cose inutili

Anna Angelucci*

Nella sua indimenticabile Lectio Magistralis del 20221 uno straordinario Nuccio Ordine – docente universitario, storico della letteratura, saggista e critico letterario prematuramente scomparso – ha sottolineato con vigorosa passione e forza argomentativa l’utilità dell’inutile2, ovvero l’importanza della cultura, umanistica e scientifica, nell’accezione più ampia e unitaria del termine, svincolata da qualunque impiego pratico e utilitaristico prescrittivo e immediato.

Ma importanza per chi? Non certo per il modo produttivo contemporaneo, che sempre più ci vuole ignoranti e privi di pensiero critico perché così saremo più adattabili a condizioni di lavoro e di vita globali progressivamente più misere e precarie. Non certo per il mondo politico degli ultimi decenni, che ha abdicato al governo dei sistemi di istruzione affidandolo ad agenzie nazionali e transnazionali che impongono nuovi paradigmi basati su criteri economicistici. Non certo per il mondo accademico, da sempre tanto attivo nel difendere i propri privilegi di casta quanto colpevolmente oblativo nei confronti di riforme scolastiche e universitarie che ne alterano profilo, mandato e funzione sociale3.

L’importanza sottolineata nelle parole di Nuccio Ordine risuona ancora più significativa e urgente se guardiamo alla situazione attuale, in cui sembrano venir meno le condizioni necessarie per la formazione dell’essere umano, prima ancora che del cittadino.

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Io sono convinto che i numerosi mutamenti, introdotti dall’arbitrio dell’epoca presente in queste scuole, al fine di renderle più “attuali”, non sono in buona parte altro se non linee contorte e aberrazioni, rispetto alla nobile tendenza primitiva della loro costituzione.

       F. Nietzsche, Sull’avvenire delle nostre scuole, 1872

Una scuola devastata da decenni di disinvestimento materiale e culturale4, come accade ovunque si sia privatizzato in Italia e sempre quando lo Stato ha dismesso, su cui grava oggi la mannaia del PNRR, che nella sua missione 4 – Istruzione e Ricerca – non prevede investimenti tesi al recupero e all’efficientamento dell’edilizia scolastica, alla valorizzazione del personale docente a partire dal suo stipendio, alla creazione di biblioteche, di nuove aule luminose e spaziose per ridurre le cosiddette “classi pollaio”, di palestre attrezzate per svolgere attività sportive degne di questo nome, alla promozione di attività culturali e di approfondimento o di recupero, ma impone esclusivamente una vera e propria coazione al digitale, attraverso la creazione di ambienti digitali, attraverso l’acquisto di programmi e dispositivi informatici, attraverso l’imposizione delle tecnologie e della didattica digitale. 

Perché, come recita testualmente il PNRR, “finalità principale è la creazione di un ecosistema delle competenze digitali in grado di accelerare la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e dei processi di apprendimento e insegnamento, in coerenza con il quadro di riferimento europeo delle competenze digitali DigComp2.1 per gli studenti e DigCompEdu per i docenti”5.

Quest’ultimo documento, pubblicato dalla Commissione europea nel 2017, si trova in rete col titolo European Framework for the Digital Competence for Educator. Vale la pena leggerlo per capire la direzione intrapresa a livello internazionale: 76 pagine di declinazione digitale di tutti gli ambiti della didattica, dai contenuti alle metodologie, dagli obiettivi alla valutazione. Una pedagogia digitale totale. Una “pedagogia mercantile”, come l’ha definita Nuccio Ordine in quelle sue indimenticabili riflessioni, che mira alla creazione non di cittadini colti in grado di autodeterminarsi, ma di consumatori e produttori schiavi delle esigenze cannibali dell’attuale mondo produttivo.

La situazione attuale rispecchia un evidente cambio di paradigma rispetto a quello costituzionale di 70 anni fa, che voleva una scuola che formasse persone, cittadini, uomini e donne libere e consapevoli attraverso percorsi lunghi di istruzione e formazione, e non prosumer proni, fin da piccoli, agli appetiti economici dell’industria 4.0. 

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In un Paese civile e colto, centrale è la figura dell’insegnante, del docente, del maestro (magister), vale a dire “colui che sa di più e vale di più” (magis) e che si mette in relazione con gli altri (ter); in opposizione a minister, “colui che sa e vale meno”. Sono termini del linguaggio religioso: magister era il celebrante principale, minister era il celebrante in seconda, l’assistente, il servitore. Segno dei tempi: noi oggi abbiamo sostituito al rispetto per i Maestri l’ossequio per i Ministri.

         I. Dionigi, Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza, 2019

Anche le nuove figure professionali che proliferano oggi nella scuola sono funzionali a questo forte mandato economicistico e tecnocratico: gli insegnanti sono via via sostituiti da animatori digitali, orientatori, tutor, compilatori dell’e-portfolio degli studenti, responsabili dei test Invalsi computer based, funzionari di progetto, addetti d’aula, tecnici informatici.

Con il digitale, il sistema capitalistico neoliberista in cui siamo evidentemente intrappolati a livello globale, realizza la quadratura del cerchio. Soddisfa i suoi interessi economici investendo anche questa nuova e ampia fetta di mercato rappresentata dalla scuola; istupidisce studenti e lavoratori e li precarizza a livello strutturale; realizza la sorveglianza globale6. Del resto, il punto più alto dell’ideologia capitalista è oggi la pedagogia: la pedagogia è l’ultimo terreno da conquistare e depredare con le sue modalità estrattive. Devastato questo, e siamo purtroppo a buon punto, non ci sarà più alcuna resistenza, perché non ci sarà più alcuna comprensione e consapevolezza dei fenomeni in atto. 

Per questo l’attacco alla scuola è così forte e a tenaglia: potentati economici, decisori politici, accademici ignavi o corrotti, intellettuali e giornalisti prezzolati, docenti indifferenti, sindacati collaborazionisti: tutti insieme stanno facendo strame della scuola e lo chiamano recupero, resilienza, innovazione, sviluppo.

Come reagire a questa inarrestabile deriva? È lo stesso Nuccio Ordine che ci suggerisce la via. 

Nuotare controcorrente, come fanno i salmoni per deporre le uova nel luogo di nascita e dare così vita alle nuove generazioni. Denunciare a gran voce che la stragrande maggioranza degli investimenti previsti dal PNRR sono inutili sprechi, finalizzati solo ad arricchire le aziende di prodotti high tech e non a migliorare gli apprendimenti dei nostri studenti. Continuare a studiare con passione, perché solo chi conosce bene ed ama la disciplina che insegna può trasmettere curiosità e vivo interesse, rivendicando con orgoglio l’importanza e l’utilità della letteratura, dell’arte, della filosofia, della storia, delle lingue classiche, della matematica e delle scienze non perché applicate a risvolti pratici immediati ma perché fondamentali per la nostra dignità umana. Rifiutare di essere trasformati in burocrati, sottrarsi alla tirannia della tecnica, combattere il livellamento al ribasso dei saperi, difendere la libertà di insegnamento da ogni imposizione e standardizzazione e, con essa, vivificare ogni giorno in classe con i nostri studenti gli anticorpi democratici della nostra Costituzione.


 1 N. Ordine, Lectio magistralis, 2° Congresso Nazionale della Federazione Uil scuola RUA, 23 settembre 2022.

2 N. Ordine, L’utilità dell’inutile, Bompiani, Milano 2020.

3 A. Baccini, Il falso miracolo dell’università italiana dopo un quindicennio di riforme, ROARS, 6 settembre 2023.

4 A. Angelucci, G. Aragno, Le mani sulla scuola. La crisi della libertà di insegnare e di imparare, Castelvecchi editore, Roma 2020.

5 PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, p. 188. Per approfondire, si rimanda alla lettura di A. Angelucci, “PNRR e istruzione. Quale docente per la scuola del terzo millennio?” in M. Arcangeli (a cura di), Saper essere. Saper fare. Saper pensare. Un manifesto per la scuola del futuro, Castelvecchi, Roma 2022, pp. 13-24.

6 Per approfondire questi temi si rimanda a S. Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss University Press, Roma 2019.


* Docente di lingua e letteratura italiana presso il Liceo classico Cornelio Tacito di Roma. Autrice di articoli e saggi sulla scuola e del libro “Le due educazioni. Insegnare lingua e letteratura a scuola”, Fioriti Editore, Roma 2023. Presidente dell’associazione nazionale “Per la scuola della Repubblica – Odv”, ente di formazione riconosciuto dal MIM.

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