Sfruttamento 4.0
Paolo Ferrero
Matteo GADDI, Sfruttamento 4.0, Nuove tecnologie e lavoro, Edizioni Punto Rosso, Milano 2021
Il libro di Gaddi, come si evince dal titolo, parla dell’impresa 4.0 e ne parla dal punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici. Un punto di vista – come sottolinea Sergio Bologna nell’introduzione – “sovversivo”, perché invece che essere fondato sull’interpretazione che i manager danno dell’innovazione, è basato sul confronto con chi nei processi produttivi lavora, con gli operai.
Il secondo elemento importante del libro è dato dall’ampiezza dell’indagine – una novantina di situazioni di fabbrica – resa possibile dalla collaborazione con la Fondazione “Claudio Sabattini” e con varie strutture della FIOM.
Gaddi comincia con l’inquadrare il significato di Industria 4.0, termine coniato in Germania per indicare sia un insieme di tecnologie applicate alla produzione industriale per aumentare la produttività, sia una strategia del governo tedesco per mantenere e rafforzare la competitività del proprio sistema manifatturiero. Il progetto Industria 4.0 si è rapidamente diffuso, diventando un programma di politica industriale in tutta Europa. Si tratta di una strategia per la trasformazione del settore manifatturiero fondata su comunicazione, connettività, raccolta ed elaborazione dati. Non la robotica ma la comunicazione è al centro dell’industria 4.0: attraverso le Information and Communication Tecnologies (ICT) gli strumenti di lavoro, gli impianti, gli stabilimenti e i prodotti sono connessi e così possono comunicare in tempo reale direttamente tra di loro e con sistemi centralizzati di raccolta ed elaborazione dati. In questo modo avviene una riduzione drastica dei “tempi morti” e un parallelo aumento della produttività del lavoro, cioè dello sfruttamento del lavoro.
Evitando ogni illusione sulla neutralità della scienza o sull’intrinseca bontà della tecnologia, Gaddi recupera appieno la lezione di Panzieri e dei classici saggi: Sull’uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo e Uso socialista dell’inchiesta operaia. Lo fa per scandagliare un sistema produttivo che si presenta come rovesciato rispetto a quello fordista degli anni ‘60. Mentre con l’automazione rigida, il cliente acquistava cosa la fabbrica aveva prodotto, con Industria 4.0 la fabbrica produce esattamente – e nel più breve tempo possibile – cosa vuole il cliente. Lontani i tempi in cui Ford parlava del “modello T”, prima auto prodotta in catena di montaggio, affermando: “Puoi averla in qualsiasi colore desideri, purché sia nero”.
In pratica siamo passati dall’organizzazione del rancio militare a un ristorante con il menù “à la carte”. Gaddi ci spiega con dovizia di particolari come questo avvenga, in generale con un aumento dello sfruttamento operaio e con un aumento dell’alienazione del lavoro, destinato anche a polarizzarsi su figure – e aree territoriali – qualificate ed altre dequalificate. Non a caso, nell’analizzare il Piano Nazionale Industria 4.0 del governo italiano, nota come questo si traduca in larga parte in una fonte di finanziamento “à la carte” delle imprese e di come si inserisca in un processo di polarizzazione tra aree territoriali a forte presenza di multinazionali che stanno al vertice della catena del valore (Germania) e aree territoriali con forte presenza di piccole e medie imprese che stanno in basso (Italia).
Questo libro vi permetterà di collocare la discussione sulla fabbrica post-fordista a partire dall’analisi dei reali processi di lavoro e dall’inchiesta operaia. Un po’ di aria fresca che ci fa uscire dalle mefitiche narrazioni apologetiche di parte padronale ma anche da quelle inutilmente metafisiche ed autoreferenziali di parte della sinistra. Infine questo libro, confrontandosi con la lezione di Luciano Gallino, arriva a porre alcuni interrogativi e proposte di politica industriale, un terreno di elaborazione e confronto utile, scomparso dagli schermi radar da troppo tempo.
Paolo Ferrero