Una vera Europa necessita di uno sviluppo, una interazione, una cooperazione e anche di una emozione comune con la Russia.

Intervista a Moni Ovadia*

Alberto Deambrogio**

Alberto Deambrogio: Oggi l’Unione Europea si definisce in contrapposizione alla Russia, che ne pensi?

Moni Ovadia: Mi sembra un’attitudine totalmente delirante, intanto perché la Russia fino ai monti Urali è Europa. La maggioranza della popolazione russa vive nella parte europea. Si tratta di una contrapposizione artefatta, che deriva dalla cultura, meglio, dalla sottocultura dei cosiddetti democratici americani, che volendo fare dell’America la potenza egemone del mondo, hanno sempre visto nella Russia il nemico per antonomasia. Certo, al tempo andava bene uno come Eltsin, che svendeva la Russia a pezzi, ma i democratici statunitensi, guidati dai neocon, hanno sempre pensato di danneggiare la Russia per ridurla a una realtà di secondo piano. C’è un progetto di questi sedicenti democratici di far staccare gli stati dalla Federazione russa, proprio per indebolirla oltre misura. In fondo, non hanno mai perdonato ai russi di aver fatto la rivoluzione bolscevica e ancora mantengono quella mentalità.

A.D.: Questa contrapposizione ha radici storiche oppure è inventata di sana pianta?

M.O.: Una russofobia di fondo c’è sempre stata nell’occidente. Il colosso russo veniva guardato parzialmente con diffidenza, anche se quando governavano le monarchie in fondo erano tutti imparentati. Ecco: era un continente non molto conosciuto, che aveva una parte in relazione forte col mondo europeo. Pensiamo a San Pietroburgo, che è stata costruita da architetti italiani, o agli aristocratici russi che parlavano francese come prima lingua. Occorre però dire che la vastità del paese, e anche aspetti non comprensibili alla cultura europea, generavano una sorta di russofobia. Oggi nondimeno questa russofobia ha trovato una spinta inedita, perché il progetto dell’atlantismo è stato quello di ridimensionare il più possibile la Russia, e l’allargamento della NATO lo prova. L’allargamento è cominciato con Bill Clinton e i democratici sono stati i teorici di tutto ciò, fino addirittura a raddoppiare la sua influenza. Tutto questo sempre con uno spirito di ostilità nei confronti della Federazione russa, come prima ci fu nei confronti dell’Unione Sovietica

A.D.: Sul piano culturale esiste una cultura europea separata da quella Russa?

M.O.:  Il mio parere è: assolutamente no. Qualsiasi uomo, qualsiasi essere umano europeo degno di questo nome si è formato anche sulla grande letteratura, sulla grande poesia, sulla grande arte e anche sul grandissimo cinema sovietico e russo. Non è pensabile un europeo che non abbia una cultura russa, e più è profonda questa cultura e più questo uomo è radicalmente europeo.

A.D.: A tuo parere è corretto presentare la Russia come contrapposta all’occidente?

M.O.: Questa è un’idea totalmente delirante. La Russia è naturalmente partner dell’Europa e dovrebbe anzi essere guardata come uno degli orizzonti per la generazione di una vera Europa libera e indipendente, che con la Russia abbia una relazione di cooperazione molto, molto sviluppata. Questo darebbe all’Europa respiro fortissimo, perché essa negli ultimi decenni si è corrotta nel senso proprio della erosione del proprio statuto culturale, volendo scimmiottare in tutto e per tutto gli Stati Uniti d’America. Sino al punto che le persone più acute avevano diritto di domandarsi: ma esiste un’Europa altra rispetto agli Stati Uniti? La risposta, visti in particolare gli ultimi tre decenni sarebbe stata: no, è come se l’Europa fosse un’altra stella di quelle presenti sulla bandiera statunitense.

A.D.: E’ pensabile un’Europa separata e contrapposta alla Russia? Ed è pensabile una Russia contrapposta all’Europa?

M.O.: A mio parere assolutamente no. Non ci sarà una vera Europa fino a quando il rapporto con la Russia non sarà un rapporto di sviluppo comune, di interazione, di cooperazione e anche di un’emozione comune. Noi italiani in particolare dovremmo saperlo: i russi amano l’Italia come nessun altro popolo al mondo, si commuovono appena sentono la parola Italia. Dobbiamo tenere conto che si sono dovuti beccare pure Al Bano e Romina, pensate quanto ci amano! Ma questo vale poi per tutta l’Europa. Gli statisti che abbiamo avuto in passato, come per esempio Angela Merkel, da me certo non amata, o socialdemocratici come Schroeder, erano tutte persone che hanno costruito la ostpolitik, cioè una politica di relazione fertile, cooperativa con la Russia. Anche per la Russia il rapporto con l’Europa è strategico, è cruciale, è inscritto nella stessa storia di quel grande paese. Non sono stati i russi a scatenare il delirio che stiamo vivendo, checchè se ne pensi. I russi hanno guardato con grande pazienza l’allargamento della NATO ai suoi confini. Parliamo di tutti i paesi dell’est come la Bulgaria, la Cecoslovacchia, la Polonia, etc., ma non solo: pensiamo ai paesi baltici. Quindi la questione Ucraina che viene sempre posta in termini di aggressore (la Russia) e aggredito, quindi in una forma retorica per non capire niente. Andrebbe completamente rivisitata. Si dovrebbe considerare l’ultima fase prima di questo conflitto, a partire dal 2014, e magari anche da un tempo antecedente. Da parte russa si è fatto tutto il possibile perché questo conflitto non esplodesse, ma Putin è stato trattato come uno straccione tutte le volte che poneva un problema legittimo, cioè quello della sicurezza della Federazione. Sono curiosi gli atlantisti: dicono che è importante la sicurezza di tutti, ma quella della Federazione russa non la vogliono prendere neanche in considerazione. E’ un autentico delirio. Putin, che è stato definito il nuovo Hitler, ci ha provato in vari modi, ma è stato trattato come un pezzente. Si vadano a riguardare poi anche i servizi televisivi Rai: non quelli di “TeleKabul, ma da Rai Due. Ne ho ricevuto uno da Alessandro Di Battista. Era appunto un reportage di Rai Due, che mostrava l’aggressione ucraina ai territori russofoni e russofili: spaventosa, di un’inaudita violenza. Allora ripostuliamo la domanda: chi è l’aggressore e chi è l’aggredito? Il professor Benjamin Abelow, studioso statunitense, ha scritto un libro tradotto in italiano su come l’occidente ha preparato la guerra in Ucraina, e altri autorevolissimi studiosi, sempre statunitensi, sostengono che la guerra in Ucraina è stata artatamente preparata dal potere atlantista, quindi in primis i democratici statunitensi.  Basta pensare che hanno mandato là a destabilizzare (per usare un termine moderato) la situazione Victoria Nuland, una leggendaria guerrafondaia, che dovunque arrivi innesca conflitti perché questo è il suo compito.

Sl.T.: Ti ha colpito che l’Unione Europea abbia assunto una posizione più guerrafondaia di Trump?

M.O.: No, perché l’Unione Europea non si sarebbe espressa con questi toni bellicisti e anche molto esaltati se non fosse sostenuta da un potere molto forte, il deep state degli Stati Uniti d’America, che è in mano ai neocon, a tutti i teorici della guerra permanente e dell’egemonia totale dell’occidente su tutto il resto del mondo. Con quella mentalità ancora colonialista e imperialista, che sottostà a ognuno dei ragionamenti di quei politici, che sono talmente scatenati su questa retorica, su questa posizione da non rendersi conto, a differenza della percezione di Trump, che l’impero americano è al suo declino. Emergono potenze dalla caratura della Cina, dell’India, e naturalmente anche la Russia ha il suo ruolo. Emergono i Brics, c’è tutta una nuova prospettiva e va letta in chiave di cambiamento. A mio parere, io non sono un politologo, sono un teatrante, questo delirio bellicista europeo non può che essere collegato ai neocon e alla parte bellicista del Partito Democratico statunitense, perché da soli, questi quattro omuncoli, non avrebbero mai preso una posizione così aggressiva. Sono una banda di incapaci, sono rimasti tre anni a guardare la guerra senza far niente, belando dietro a un uomo in condizioni francamente precarie come Biden. Trump è quello è quello che è, però nel suo essere così semplicista di fronte al fatto che a lui interessano gli affari, i soldi e non gli importa niente del resto, ha tolto la maschera ai democratici americani.

A.D.: Quali sono a tuo parere gli elementi di fondo, storici, culturali e materiali su cui poggiare una rinnovata relazione tra Europa e Russia?M.O.: Prima di tutto, e soprattutto, focalizzare l’attenzione sul fatto che l’Unione Sovietica, e la Russia era il cuore di quell’Unione Sovietica, ha perso nella seconda guerra mondiale 27 milioni di propri cittadini. Senza la loro resistenza, e poi vittoria, il mondo sarebbe diventato un incubo di campi di concentramento, campi di sterminio e anche verosimilmente di devastazioni atomiche. Occorre ritornare a riconoscere questo, e cominciare a coinvolgere la Russia in tutto ciò che riguarda questa parte della storia. Gli elementi culturali sono molteplici: la letteratura russa, la cultura russa, la poesia, tutto ciò che è stato prodotto dall’intellighenzia russa, dall’immensa intelligenza dei suoi scrittori, è imprescindibile in un uomo di cultura italiano; quindi bisogna ricominciare a stabilire ponti culturali con iniziative di ogni tipo. I russi sarebbero entusiasti di farlo, ne sono sicuro. E potrebbero prendere proposte dell’Europa occidentale: di studi, di convegni e anche di manifestazioni culturali nel campo dell’arte, della letteratura, del cinema e del teatro. Sarebbe poi, a mio parere, di grandissima importanza ospitare in occidente manifestazioni culturali e artistiche provenienti dalla Russia, perché intorno a queste manifestazioni può crescere progressivamente un dialogo capace di estendersi anche a settori quali quelli produttivi e della vita sociale. Occorre fare della lingua russa una delle lingue importanti per i nostri cittadini e i nostri studenti. La lingua russa è di una bellezza inimmaginabile, ed è una lingua studiando la quale si capiscono molto meglio i russi. Bisogna stabilire anche delle relazioni di scambio di prodotti televisivi come sono le serie, i film, ma anche i documentari. La stessa cosa dovrebbe valere per tutte le attività pedagogiche, didattiche: operare uno scambio intensissimo, perché sono convinto che un giorno la Russia possa entrare a pieno titolo a fare parte dell’Europa. Oggi sembra un’eresia dirlo, ma io sono sicuro che questo sarebbe un vantaggio incalcolabile per i russi e per noi europei. Per fare finalmente dell’Europa un continente che svolga nel futuro un ruolo centrale dal punto di vista sociale, culturale, dei diritti, della pace, dell’edificazione di un mondo di uguaglianza e di giustizia. L’Europa ha avuto una grandissima storia, che ha svenduto, mortificato per scimmiottare non le parti migliori della cultura americana, ma le parti più deteriori e più squallide, compresi i principi liberisti. Una pestilenza, questa idea economicista, che in realtà è una forma di gangsterismo rivolta contro la vita degli uomini. In questo senso la Russia con la sua cultura, le sue tradizioni e la sua spiritualità può dare un grande contributo per uscire da quella che io considero una terrificante pandemia molto peggio del Covid.


*Ebreo sefardita, è un teatrante e un attivista per i diritti sociali e universali

**Operatore sociale, ex consigliere regionale, è attualmente segretario regionale piemontese di Rifondazione Comunista.

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